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Scavini, Pietro

Intra, 12 ottobre 1790
Novara, 17 novembre 1869

Pietro Scavini teologo. Ordinato sacerdote il 4 giugno 1814. Due anni dopo si laureò in Teologia e Legge (Utroque Iure) all’Università di Torino. Vicario generale della diocesi di Novara dal 1820 al 1856, collaborò con i vescovi Morozzo e Gentile. Canonico prevosto della cattedrale di Novara. Fu eletto deputato al Parlamento subalpino, nel collegio di Domodossola, ma dopo poche sedute decadde poiché la camera votò l’ineleggibilità degli ecclesiastici (dicembre 1857 - gennaio 1858). Cavaliere dei Ss. Maurizio e Lazzaro. Scrisse un manuale di Teologia morale (Theologia moralis universa) per diversi decenni testo di studio nei seminari. È sepolto a Novara nella tomba dei sacerdoti dell’ordine dei Filippini. Una lapide posta a Intra in via Baiettini così lo ricorda:

IN QUESTA CASA EBBE I NATALI
IL 12 OTTOBRE 1790
MONS. PIETRO SCAVINI
GIURISTA E TEOLOGO INSIGNE
VICARIO GENERALE DI NOVARA
CHIARISSIMO
PER SAPIENZA DI GOVERNO
PER LUME DI DOTTRINA

Bibliografia
Claudio Mariani, Il teologo Pietro Scavini (1790-1869), in «Verbanus» 11-1990, pp. 323-348

«Nacque in Intra il 22 ottobre del 1791. Si dedicò giovanetto allo stato ecclesiastico e compiuti i suoi studi nel Seminario maggiore di Novara, e ordinato sacerdote, si portò a Torino per esservi laureato a quella celebre università. Ricevuta ap­pena la laurea in Teologia nel 1815, fu scelto a ripetitore di quella scienza nel Collegio delle provincie, e nel 1816 ottenne la laurea di dottore in ambe le leggi e l’anno appresso fu anche aggregato al Collegio di sacra Teologia presso la stessa Università. Chiamato poscia da S. E. il Cardinale Giuseppe Morozzo vescovo di Novara a suo uditore nel 1819, fu anche dal mede­simo eletto l’anno appresso a Vicario Generale della diocesi, e da ultimo canonico prevosto della Cattedrale nell’anno 1822. Ma il buon nome che avea lasciato in Torino, in quei pochi anni, che colà stette per perfezionarsi negli studii, gli pro­cacciò la cattedra di Canonica in quella regia università. Sostenne egli quell’insegnamento pel corso di cinque anni, in capo ai quali la rinunciò (1827) per dedicarsi più di propo­sito in servigio della sua diocesi, coadiuvando in modo par­ticolare S. E. il Cardinale nella riordinazione dei Seminarii. Già fino dal novembre 1820 era stato aperto quello di Arona, e nel 1829 quello nuovo di Miasino. Per le sue sollecitudini fu egualmente aperta nel 1831 la villeggiatura pel Semina­rio urbano di S. Carlo, e nel 1831 quella in Oleggio Maggiore pei chierici. Morto il Cardinale Morozzo nel 1842, fu dal successore di lui mons. Giacomo Filippo Gentile nominato nel 1843 ret­tore generale di tutti i Seminari della diocesi, e nel 1844 vicario pure generale della medesima, dalla quale carica, da lui sempre sostenuta con dignità e con profitto della diocesi, non si dimise, che quando per l’età già di molto inoltrata si avvide di non poterne più reggere il peso. Questo fu nel 1856. In mezzo però a tutte queste cariche non dimenticò i suoi studii prediletti in prò degli alunni dei medesimi seminarii. Per questi aveva dettate e poscia anche pubblicate per le stampe in Novara nel 1832 le suo Iuris canonici Institutiones, e nel 1859 in Vercelli i suoi elementi di Etica (Ethicae seu Philosophiae moralis elementa) e in Milano nel 1865 il compendio di Gius Canonico (Manuale compendium Iuris canonici uni­versi tum publici tum privati). Ma l’opera per la quale ebbe ad acquistarsi la maggior fama fu quella della Teologia mo­rale, tratta dalle opere di S. Alfonso de’ Liguori, della quale furono fatte ben dodici edizioni, e che fu generalmente adottata in Italia e fuori di essa, quale testo delle scuole teologiche. La prima edizione è dell’anno 1841 in Novara pel Miglio. La terza fu dedicata alla santità di N. S. papa Pio IX il quale ne accettò la dedica con suo Rescritto del 7 aprile 1847. L’ultima fu intrapresa da lui in Milano in quattro grossi vo­lumi, ma usciti postumi nel 1874 per cura dell’amico suo Gio­vanni Antonio Del Vecchio, canonico della Cattedrale di No­vara, ed ora provicario generale della diocesi; il quale l’ac­crebbe di molte note e di appendici. Porta il titolo: Theologia Moralis universa ad mentem S. Alphonsi Mariae de Ligorio episcopi et doctoris Pio nono Pontifici Maximo dicata, etc. Re Carlo Alberto ammirando nello Scavini tanti pregi di mente e di cuore, lo propose nel maggio del 1831 alla cat­tedra vescovile di Susa; ma il modesto teologo la ricusò prediligendo a tutte la sue diocesi di Novara, alla quale viveva consacrata tutto se stesso. E basterebbe a dimostrare questo suo affetto alla diocesi la cura grandissima ch’ebbe mai sempre pel migliore avviamento de’ seminarii, e pel progresso negli studii e nella pietà de’ loro alunni. Ma due altre istitu­zioni ancora, intraprese da lui innanzi a quel tempo, del com­provano d’avvantaggio. La prima fu la ripristinazione in Novara della congrega­zione di S. Filippo intorno all’anno 1824, coadiuvando però in questo alle sollecitudini del Cardinale Morozzo. Fu poi lo Scavini nominato direttore e prefetto di questa congregazione, officio, nel quale fu obbligato di perseverare sino alla fine de’ suoi giorni per le vive istanze dei Padri dell’Oratorio, mal­grado i replicati sforzi di lui per esserne esonerato. Ma l’opera che si può dire tutta di lui, fu il sodalizio detto di S. Luigi, allo scopo di raccogliere la gioventù cittadina, e d’intrattenerla con apposite istruzioni e con funzioni religiose, coll’allettamento altresì di premi: istituzione da lui fondata, provveduta di chiesa, e munita di savie leggi, e da lui stesso costantemente diretta, ed alla quale si devono copiosissimi frutti di pietà e di religio­ne, oggidì pure non punto dimenticali. Il decreto vescovile che approva questa fondazione, porta la data dei 17 aprile 1826. Morì lo Scavini in Novara il 17 novembre del 1869 nel­l’anno settuagesimo ottavo compiuto della sua età. Francesco Omodei Zorini ne fece il 2 dicembre l’elogio funebre in Arizzano sopra Intra, pubblicato l’anno stesso in Milano, in cal­ce al quale si aggiunse il discorsetto fatto da monsignor Sca­vini il 28 agoslo del 1861 per la solenne benedizione di cin­que campane nuove da porsi sul campanile dell'Oratorio di Arizzano, e parrocchia di S. Martino sopra Intra. Altro discorsetto di lui, recitato il 7 agosto 1842 in Intragna, fu fatto nell’occasione del solenne trasporto del miracoloso si­mulacro, che si venera in quella Chiesa arcipretale e pubblicato l’anno appresso in Pallanza pel Vercellini, coll’aggiunta di una notizia sul simulacro stesso, donato da circa due secoli alla detta chiesa dal sig. Giacomo Bola. Oltre a questi altri due discorsi si hanno di lui alle stam­pe, il primo intitolato il Progresso, recitato nella Chiesa dei Carmine in Novara, e pubblicato ivi stesso nel 1840, e il secondo, recitato dalla Cattedrale di Novara o similmente ivi stesso stampato nel 1827. Portava per titolo il secolo dei lumi. Fu lo Scavini onorato da sua maestà il Re Carlo Alberto dei diploma di cavaliere de’ SS. Maurizio e Lazzaro l’anno 1835, e nel 1857 venne eletto deputato al Parlamento dal collegio dì Domodossola sotto il ministero Rattazzi. Inoltre fu ascritto a membro di più Istituti scientifici e letterari, come dell'Accademia di Filosofia e Belle lettere in Toscana (1820), di quella di Religione Cattolica in Roma (1844), o dell'Arcadia, ivi stesso (1850) e dell'Istituto Cattolico di Parigi (1849). Finalmente è anche a dire che diversi altri lavori di lui, si conservano manoscritti dal suddetto suo nipote l’avv. Sca­vini, insieme colla sua estesa corrispondenza, dalla quale un giorno si potranno ricavare molti altri lumi e notizie per una più estesa biografia, che di lui ancora non si ha».

Vincenzo De Vit, Il Lago Maggiore Stresa e le Isole Borromee, Prato 1876, vol. III, pp. 425-429

[Leonardo Parachini]