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Ceretti, Teodoro



«[...] Dovremmo pure ricordare quel semplicissimo, ottimo Teodoro Ceretti che gli Intresi suoi coetanei avevano scherzosamente battezzato col nomignolo di Scarpetta per avere, da fanciullo, perso una piccola calzatura stata poi ritrovata, dopo affannose ricerche, in una fumante polenta rovesciata sulla tavola del desco famigliare».

La Gazzetta del Lago Maggiore, 12/9/1942


[Leonardo Parachini]

 

Cobianchi, Luigia n. Brielli

Novara, 28 novembre 1820
Intra, 28 maggio 1900

Luisa Brielli nasce a Novara 28 novembre 1820 da famiglia «cospicua e virtuosa»; il padre Pietro, agronomo, fu senatore del Regno e per diversi anni sindaco della città, la madre Antonietta discendente dalla famosa stirpe novarese dei Serazzi.
All’età di dieci anni, per affinarne l’educazione, i genitori la mandarono a studiare in Toscana, prima a Lucca, all’Istituto Maria Luisa, poi a Firenze dalle Montalve, scuole in cui apprese «quell’armonioso accento che non lasciò per tutta la vita».
Non ancora ventenne, l'11 febbraio del 1840, andò in sposa a Lorenzo Cobianchi ricco e innovatore imprenditore tessile intrese con il quale per quarantun’anni condivise «le buone e le cattive vicende, gioendo delle sue letizie, confortandolo nelle asprezze e nei dolori, imparando da lui ed a lui insegnando alti concetti della vita». Ne raccolse ogni confidenza, non lesinandogli critiche, a volte anche aspre, dispensando consigli e cercando di indirizzare ogni sua aspirazione.  Donna distinta, ma nel contempo affabile con tutti, largamente sussidiò le istituzioni di assistenza pubblica cittadina; l’orfanotrofio “Rosa Franzi”, l’asilo d’infanzia, la colonia alpina “Elena di Montenegro”, l’ospedale civico “San Rocco”, l'opera pia "Carlo Müller" per la cura degli scrofolosi la annoverano tra le benefattrici più generose.
Durante l’epico periodo del Risorgimento italiano, ospitò nel bel palazzo di Intra, proprio in faccia al lago, numerosi insigni personaggi: Camillo Benso conte di Cavour, l’eroe di Peschiera e di Novara, Ferdinando di Savoia, il ministro Pietro Paleocapa, il generale Cavalli, il presidente del consiglio di Stato Luigi Des Ambrois, solo per citarne alcuni.
Coraggiosa, risoluta nelle decisioni, nel maggio 1859 durante la Seconda Guerra d'Indipendenza consigliata di allontanarsi da casa a causa del pericolo delle granate sparate dai piroscafi austriaci rispose «che dove stavan gli altri poteva e doveva stare anche lei; e non si mosse».
Alla morte del marito – avvenuta il 21 settembre 1881 – rimasta sola, non avendo avuto figli, operò affinché il nome e l’opera del consorte defunto fossero per sempre ricordati. Soprattutto intese consolidare la fondazione da lui voluta, anticipandone persino la realizzazione. Nel suo testamento Lorenzo Cobianchi aveva infatti disposto una rendita di 10.000 lire annue per la fondazione in Intra di una scuola d’arti e mestieri che portasse il suo nome. Luisa profuse ogni energia in questa impresa: rinunciò all’usufrutto vitalizio sul legato di fondazione, donò il terreno sul quale costruire l’edificio scolastico, superò ogni intoppo burocratico e con un anticipo di vent’anni realizzò quanto stabilito dal marito.  Il 4 gennaio 1886 in locali messi a disposizione dal Comune si inaugurò il primo anno scolastico dell’Istituto Arti e Mestieri “Lorenzo Cobianchi”.  Inizialmente funzionarono due corsi, uno diurno per la formazione dei tecnici, l’altro serale per la riqualificazione degli operai.  Tre anni dopo, il 5 novembre 1889, si aprirono i battenti della nuova e ampia sede che si affaccia sull’attuale piazza Martiri di Trarego. Sede da lei fortemente voluta e interamente finanziata insieme al nipote Giovanni Grugnola per un costo di circa 140.000 lire. Non doma, continuò ad operare a favore della neonata istituzione: con sussidi e donazioni ne accrebbe la suppellettile scientifica e di tasca propria pagò perché fossero migliorate anche le vie d’accesso alla scuola.
Insignita della medaglia d’oro al merito dell’Istruzione Pubblica (1889), declinò ogni altro riconoscimento o carica pubblica, fedele al motto di casa Cobianchi: essere non parere.
Morì a Intra il 28 maggio 1900, dopo lunga malattia. Il giorno seguente l’intera cittadinanza accompagnò lungo le vie della città fino all’ultima dimora «la grande benefattrice». Due bande musicali seguirono il feretro, in silenzio, senza intonare una sola nota.
Nel suo testamento, oltre a legare ulteriori 100.000 lire all’Istituto, lasciò scritto di non volere in sua memoria «lapidi, inscrizioni e ritratti di nessun genere ed in nessun luogo» affinché la sua persona fosse dimenticata, desiderosa solamente che il nome del marito – «dal cui affettuoso ricordo ogni opera mi fu inspirata» - fosse per sempre ricordato.


[Leonardo Parachini]

 

 

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Cuzzi, Alessandro

Suna, 18 aprile 1849
Pavia, 4 aprile 1895

Figlio di Giuseppe e di Marianna Rattazzi. Laureatosi in Medicina a Torino nel 1873, quattro anni più tardi ottenne in quello stesso Ateneo la libera docenza in Ostetricia. Primo assistente all'Istituto Ostetrico Milanese (1878), professore straordinario alla Clinica Ostetrica di Modena (1879), professore ordinario alla Clinica Ostetrica di Pavia (1882). Estensore del Regolamento per l’assistenza al parto (1887); scrisse numerose opere di carattere scientifico tra cui il Trattato di Ostetricia e Ginecologia, pubblicato postumo. Nel 1887 ideò e diresse il Giornale per le levatrici e nel 1890 fu tra i fondatori della Rivista di ostetricia e ginecologia. Una lapide commemorativa sormontata da un busto, opera del Troubetzkoy, fu inaugurata il 16/10/1899 nell’anfiteatro della Clinica Ostetrica presso l'Università di Pavia.

Si riporta di seguito il testo del discorso commemorativo pronunciato a Suna dal professor Pestalozza il 28 agosto 1910, in occasione dell’inaugurazione del monumento a Alessandro Cuzzi.

«Francesco Alessandro Cuzzi nacque a Suna, il 18 aprile 1849 da Giuseppe, negoziante, e Marianna Rattazzi. Inquieto, vivacissimo venne mandato dal padre alla scuola di un sacerdote a Vignone presso Intra; di là tornato poco tempo dopo compì le elementari e il ginnasio parte in Pallanza parte in Mortara. Tanto a Mortara che a Pallanza guadagnò negli esami una menzione onorevole ed un premio ch’egli sdegnò di ricevere credendo d’aver meritato di più.
Il liceo lo compì in parte a Novara, in parte a Torino dove prese la licenza liceale. Poi si dedicò alla medicina, superò l’esame di laurea in Torino con 67/70 il 5 agosto 1873 pubblicando la sua tesi Aiuta – forcipe, che più che lo scritto di un laureando era quello di uno studioso della specialità, era una larga promessa ad esuberanza mantenuta.
Nel 1873 è incaricato come medico assistente alla Clinica Ostetrica di Parma per un anno. Ambiente troppo ristretto, allora, per la sua energia ed attività. Smanioso di entrare in un Istituto ove il materiale fosse grandissimo concorre per esami a secondo medico assistente nella Scuola d’Ostetricia di Milano, dichiarato idoneo con 27/30 gli sfugge però il posto, ma riesce a Torino in quella Clinica Ostetricia ove pur essendo in mezzo alle fatiche del suo ufficio trova il tempo di presentarsi al concorso per l’aggregazione di ostetricia a Torino dando a tale scopo alle stampe la sua tesi: Del forcipe.
Lavora un anno a Torino poi a Milano (1877) dove nel medesimo anno chiede la libera docenza per titoli che gli è concessa in data 22 ottobre 1877. E va a Torino a tenervi un corso libero.
Apertosi il concorso alla Regia Scuola Ostetricia di Novara, si ascrive e risultò primo. Venne il 3 dicembre 1878 nominato a quel posto. Se ne va perché ambienti troppo poco adatti a suoi studi.
Resosi libero il posto nel 1878 di primo assistente all’Istituto Ostetrico Milanese vi concorre e l’ottiene e vi è nominato per un biennio a datare dal I° febbraio 1878 dove instancabilmente conduce a termine moltissimi lavori ed altri ne comincia. Conduce a termine la monografia Le ecchimosi sottopleurali e sottopericardiche del feto e del neonato sotto il punto di vista ostetrico e medico legale, che gli ascrisse un posto brillantissimo fra i cultori dell’ostetricia forense.
Concorre a Catania, la commissione lo classifica secondo con 45/50 pari al primo eleggibile, il professor [Painseo] allora professore straordinario all’Università di Sassari.
Il Ministro chiede al Cuzzi con lettera 24 febbraio 1879 se accettava ad accogliere l’ufficio di Professore straordinario all’Università di Sassari. Accetta e dà le dimissioni a Milano.
A Genova riceve un telegramma dal Ministero che per il passaggio del professor Maccari dalla Clinica di Modena a quella di Genova, il Ministro lo nominava a datare dal 4 aprile 1879 professore straordinario di ostetricia a Modena.
Ove il 2 maggio tiene la prolusione: Il materiale infettante e la profilassi antisettica nella partoriente e nella puerpera.
Vi giunse ancora con la mano destra bendata per una puntura anatomica che si era fatta nell’eseguire una autopsia di un feto sifilitico.
A Modena rimane dal 1879 al 1882 circondato dall’affetto e venerazione degli allievi, portando quella Clinica ad un periodo glorioso.
Il I° maggio 1882 in seguito a concorso per la morte del professor [Painseo] viene nominato professore ordinario ed in questo anno presenta al Congresso di Modena il lavoro: Il forcipe Tarnier allo stretto superiore e il pelvigoniometro, riscuotendone plauso.
Frattanto la Clinica di Pavia si rende vacante per il passaggio del prof. Porro all’Istituto Ostetrico di S.Caterina di Milano, e Cuzzi, bandito il concorso si presenta fra una schiera di nomi tutti chiarissimi. E vince, e succede ad un uomo grande, in un Ateneo gloriosissimo per tradizioni.
E quivi lo suo sapere si mostra subito con una pubblicazione: Il cranioclaste del Braun e la inclinazione della base craniana nelle gravi viziature del bacino.
Nell’86 da alle stampe Un caso di castrazione per fibroma uterino e Un nuovo metodo operativo per la cura del prolasso completo d’utero irriducibile.
Quanti studi, quante discussioni, quante obbiezioni si sarà fatti davanti all’operanda.
Nel’87 la sua attività non trova requie neppure a Pavia, va anche a Milano alla Guardia Ostetricia di cui è nominato medico consulente, e in questo stesso anno fonda un giornale per le levatrici e alla Guardia Ostetricia da un corso di lezioni di ostetricia per i medici della guardia.
Il giorno 8 gennaio 1887 egli propone primo in Italia alla Società medico chirurgica di Pavia di compilare e discutere un regolamento per l’assistenza al parto, la Società accoglie la proposta e a lui ne da l’incarico.
Il 15 dello stesso mese lo riporta in seno alla Società, approvato con poche varianti.
Fu il punto di partenza in Italia per la regolarizzazione del Servizio Ostetrico.
Nell’88 da alle stampe: Risultati prossimi e remoti in tre casi di castrazione. L’altra: Sull’azione meccanica dei pessari. Applauditissima comunicazione densa di erudizione in cui ne propone uno di sua invenzione. Il pessario che ne porta il nome.
Nel frattempo la malattia contratta a Milano cominciò a manifestarsi con la triste coorte dei suoi segni più nefasti. Si cura, va a Parigi dal maestro dei maestri, si assoggetta a cure, corre al suo lago alla sua casa; ma anche là non può non lavorare. E forse la visione della morte da lo sprone alle pubblicazioni e si associa come collaboratori i suoi assistenti.
Nel 1892 difatti escono due memorie coi noi associati del professor Cuzzi e del dottor Resinelli, una dal titolo: Contribuzione allo studio dell’azione della corrente costante nella cura dei fibroma uterini, l’altra Risultati prossimi e remoti della raschio-amputazione dell’utero nella cura delle metriti croniche.
Oltre a ciò da solo pubblica per il Vallardi L’igiene delle partorienti.
Di questi tempi è la lettura pubblicata dal Vallardi: Patogenesi e profilassi della febbre puerperale, lavoro unico, importantissimo.
Nel frattempo la malattia che lo tormenta giorno più si acuisce, non ha più libero movimento degli arti inferiori. Dà le ultime conferenze, ma non si scoraggia e con entusiasmo continua a far lezione, ad accumular materiale per le pubblicazioni e per condurre a termine il Trattato di ostetricia e ginecologia che da tempo vagheggiava.
E nel novantatre anno per lui ricco di dolore perché si vedeva dall’amministrazione ospitaliera tolto il comparto che egli da dieci anni dirigeva e che l’aveva cresciuto con tutta la sua più bella energia e che l’aveva portato ad uno dei migliori d’Italia, pure dà alle stampe La fisiologia del primo anno di vita e Su un mostro doppio eteradelfo.
Nel ‘93 a scopo di cercar sollievo ai suoi mali va a Casciano e nel ‘94 da alle stampe la memoria Le acque termali di Casciano nelle cure ginecologiche.
E nello stesso ‘94 in unione al dottor Resinelli pubblica: Quattro casi del prolasso della mucosa dell’uretra femminile.
E col dottor Crosti Di un embrione ai primissimi stadi di sviluppo.
A questo numero più che rilevante di lavori si debbono aggiungere gli articoli apparsi sull’Enciclopedia medica che lui scrisse a Pavia.
L’articolo: Forcipe
L’articolo: Ovaio
L’articolo: Ginecologia
L’articolo: Gravidanza
a questi se ne devono aggiungere altri due sulla compilazione dei quali assunse dei collaboratori
L’articolo: Ovariotomia col dottor Cioia
L’articolo: Utero col dottor Tridondani
L’opera alla quale voleva legare il suo nome e alla quale dedicò fin l’ultimo momento di sua vita il Trattato di Ostetricia e Ginecologia sarebbe stato il miglior italiano. Questo Trattato ideato durante una straziante malattia rivelò un ingegno poderoso.
Altre opere, altri lavori andava meditando.
Nel ‘93 scrisse ancora sul forcipe e mandò disegni al fratelli [Soldini] di Bologna perché ne costruissero uno di sua invenzione. Forcipe che doveva servire per le trazioni nell’asse.
Non ne vide però la costruzione. Resta l’uncino rachiotomo col nome Cuzzi – Tibone.
Andò a casa nelle vacanze dell’anno ‘93 e differì quanto più poté il ritorno a Pavia. Ma appena seppe che il ministro della Pubblica Istruzione sarebbe andato a Pavia andò alla sua Clinica. Arrivatovi cominciò le lezioni. Entrava in iscuola pallido, emaciato, poi a poco a poco il suo volto si trasfigurava e parlava. Così durò fin a metà dicembre quando ricominciarono le vacanze, e volle tornare a Suna. La notte di Natale cominciò ad avvertire insonnia e insolita [. . . ], poi migliorò il 31 dicembre volle fare una passeggiata in carrozza, rientrò e sentì nuovamente un grave senso di abbattimento.
Il I° aprile si alzò, scrisse lettere, diede ordini per la Clinica e volle partire. Ma un abbattimento lo fece gettar sul letto e rimase assopito per più ore. Con .......... durò qualche poco. Al due l’assopimento era più profondo, al tre non lo lasciò più, ed all’una del quattro 1895 spirava».

 

BIBLIOGAFIA:
Manuale di ostetricia ad uso delle levatrici, Milano, 1886.
Regolamento per l’assistenza al parto, Milano, 1887.
Trattato di ostetricia e ginecologia (in collaborazione con i professori Guzzoni, Mangiagalli, Pestalozza), Milano,1900. Sono del Cuzzi i capitoli: Introduzione storica, Anatomia e fisiologia degli organi genitali femminei, Gravidanza e parto normale, Assistenza al parto normale.
L’igiene della partoriente ed il nuovo regolamento per le levatrici, Milano, 1892.
La guida della levatrice, Torino, 1893.
L’igiene delle partorienti, Milano, Vallardi, 1899
Operazioni ostetriche dei dottori A. Cuzzi, A. Guzzoni degli Ancarani, E. Pestalozza, Milano, 1900

L’aiuta-forcipe (tesi di laurea), Torino, 1873.
Del forcipe. Studio storico critico sperimentale, Torino, 1875.
Semiologia delle malattie dell’infanzia, in «Osservatore. Gazzetta delle Cliniche di Torino», X-1875.
Concetto del parto. Ecbolici ed oxitocici. La segale cornuta e l’acido fosforico in ostetricia, in «Osservatore. Gazzetta delle Cliniche di Torino», XI-1876.
Medicina legale. Accusa di infanticidio, in «Indipendente. Gazzetta Medica di Torino», XXVII-1876.
Bacino piatto. Coniugata vera 80 mill. Vertice allo stretto superiore. Rivolgimento, in Osservatore. Gazzetta delle cliniche di Torino, XII, 1877.
Ostetricia legale. Contribuzione alla dottrina dell’infanticidio, in «Osservatore. Gazzetta delle Cliniche di Torino», XII-1877.
Contributo allo studio ostetrico del cloridrato di pilocarpina, in «Osservatore. Gazzetta delle Cliniche di Torino», XIII-1878.
Contribuzione allo studio del metodo antisettico in ostetricia. Comunicazione preventiva, in «Osservatore. Gazzetta delle cliniche», XIII-1878.
Le ecchimosi sottopleurali e sottopericardiche del feto e del neonato sotto il punto di vista ostetrico e medico legale, in «Annuario di ostetricia», I-1879.
Due nuovi fatti clinici sull’uso del cloridrato di pilocarpina per provocare il parto prematuro. Osservazioni e commenti, in «Annuario di ostetricia», I-1879.
Sull’ostetricia sperimentale. Sul cranioclaste. Studi ed esperienze. Sul forcipe Guyon. Studio clinico sperimentale, in «Indipendente. Gazzetta medica di Torino», XXIII-1879.
Il materiale infettante e la profilassi antisettica nella partoriente e nella puerpera. Considerazioni e proposte, in «Annuario di Ostetricia», I-1879.
Ancora sul forcipe Guyon, in «Indipendente. Gazzetta medica di Torino», XXIII-1879.
Ricerche di cromocitometria e termometria ostetrica, in «Annuario di ostetricia», II-1880.
Due casi di recidiva di febbre da malaria dovuta al traumatismo del parto, in «Annuario di ostetricia», II-1880.
Forcipe e rivolgimento nel bacino ovalare obliquo. Nota sperimentale, in «Giornale internazionale di scienze mediche», III-1881.
Il forcipe Tarnier allo stretto superiore ed il pelvigoniometro, in «Rivista clinica», 1882.
La durata dell’emorragia menstrua in rapporto con lo sviluppo del feto a termine e con la gravidanza multipla, in «Rivista clinica», 1882.
Casistica di ostetricia e ginecologia, in «Annuario di ostetricia e ginecologia» IV-1882.
Contributo all’anatomia dell’ovaio della donna gravida, in «Rivista clinica», 1884.
Il cranioclaste del Braun e la inclinazione della base craniana nelle gravi viziature del bacino, in «Collezione italiana di letture sulla medicina», s. 3, Milano, 1885.
Un caso di castrazione per fibroma uterino, in «Gazzetta medica di Torino», XXXVIII-1886.
Un nuovo metodo operativo per la cura del prolasso completo d’utero irriducibile, in «Gazzetta degli Ospitali», VII- 1886.
Contributo allo studio della tromba di Falloppio durante la gravidanza. Nota istologica, in «Morgagni», XXIX-1887.
Regolamento per l’assistenza asettica del parto nella pratica delle levatrici, in «Giornale per le levatrici», I-1887.
Busta per le levatrici, in «Bollettino della Società Medico-chirurgica di Pavia», 1887.
Risultati prossimi e remoti in tre casi di castrazione, in «Bollettino della Poliambulanza di Milano», I-1888.
Sull’azione meccanica dei pessari, in «Bollettino della Società medico-chirurgica di Pavia», I-1887.
Un nuovo processo operatorio nella cura dei fibromi uterini, in «Bollettino della Società medico-chirurgica di Pavia», II-1888.
Può la levatrice eseguire il rivolgimento?, in «Giornale per le levatrici», 1888.
La placenta previa, in «Giornale per le levatrici», 1888.
Un caso di gastro-isterorafia anteriore per retroflessione uterina, in «Bollettino della Poliambulanza di Milano» II- 1889.
Un caso di isteropexis per retroflessione uterina, in «Rivista di ostetricia e ginecologia», III-1890.
Un caso di laparomiomotomia con affondamento del peduncolo trattato col laccio elastico, in «Rivista di ostetricia e ginecologia», VIII-1890.
Il laccio elastico nel trattamento intraperitonale del peduncolo nelle laparomiomotomie, in «Studi di ostetricia e ginecologia», Milano 1890.
Risultati prossimi e remoti della raschio-amputazione dell’utero nella cura delle metriti croniche, in «Gazzetta medica di Pavia», I-1892.
Contribuzione allo studio dell’azione della corrente costante nella cura dei fibromi uterini (con il dott. Resinelli), in «Gazzetta medica di Pavia», I-1892.
Patogenesi e profilassi della febbre puerperale, in «Collezione italiana di letture mediche», s.6, Milano, 1892.
La fisiologia del primo anno di vita. Brevi considerazioni, in «Raccolta di scritti di medicina per colti profani» III- 1892/94, Trieste.
Su di un mostro doppio eteradelfo. Considerazioni, in «Gazzetta degli Ospitali», XIV-1893.
Un embrione ai primissimi stadi di sviluppo (con il dottor Crosti), in «Atti del XI Congresso medico internazionale», Roma 1894.
Le acque termali di Casciana nelle cure ginecologiche, in «Morgagni», XXXVI-1894
Quattro casi di prolasso della mucosa dell’uretra femminile, (con il dottor Resinelli), in «Morgagni», XXXVI-1894.
Su l’Enciclopedia medica, le voci: Forcipe (1884), Ginecologia (1888), Gravidanza (1892), Ovaio (1887-88), Ovariotomia (1890 - col dottor Cioia), Utero (1894-95 col dottor Tridondani).
Note alla traduzione italiana del Trattato di medicina di Charcot, Bouchard, Brissaud.

 [Leonardo Parachini]

 

Cotti, Enrico Natale

Verbania, 13 gennaio 1941
Verbania, 24 gennaio 1996

Rimasto orfano di padre all'età di 3 anni, Enrico Natale visse con la madre e due sorelle a Intra dove si diplomò perito meccanico all'Istituto Cobianchi. Fin dall'adolescenza si avvicinò alla creazione artistica, pittura e scultura, formandosi da autodidatta. Lavorò in fabbrica e poi insegnò a Luino. Nell'estate 1965 espose le sue opere a Orta dove conobbe Jean Arp che lo invitò a Parigi. L'anno seguente, incontrò a Cannero Riviera  lo scrittore e studioso tedesco H.H. von Schoenche che diventò suo maestro e amico.
Cotti espose a Torino, Lugano, Firenze, Roma, Wiesbaden e Bologna. Nel 1985 la ZDF Germam gli dedicò un documentario dal titolo: Enrico Cotti- Ein Maler am Lago Maggiore.
Pur risiedendo sul Lago Maggiore, prima a Intra e poi a Cannero Riviera (Piancassone),trascorse lunghi periodi in Toscana, a Bocca di Magra, dove ci cimentò soprattutto con la scultura.
Cotti morì improvvisamente il 24 gennaio del 1996.

 

Cuzzi, Fedele

Suna, 11 giugno 1882
Monte Merzli, 2 giugno 1915

Figlio dell'avvocato Giuseppe e Rosa Piceni. Sottotenente dei bersaglieri, morì nei primi giorni della Grande Guerra. «Troncati gli studi classici per prestare il servizio militare nel corpo dei bersaglieri, vi conseguiva il grado di sottotenente di complemento, facendosi apprezzare per le sue brillanti caratteristiche.
Si dedicò poi all’agricoltura e, messo dal padre a capo di una importante tenuta in Boffalora, seppe colle sue intelligenti iniziative apportare notevoli miglioramenti nei sistemi di coltura che furono largamente applicati e che gli valsero anche onorifiche distinzioni.
Nel periodo di preparazione dell’esercito, precedentemente allo scoppio della guerra, il sottotenente Fedele Cuzzi venne tosto richiamato ed egli rispose con entusiasmo all’appello, pur staccandosi con dolore dalla giovane sposa e dal piccolo suo Mario.
Nell’azione del 3 giugno sulle rive dell’Isonzo, mentre a capo dei suoi si lanciava all’ultimo decisivo assalto al grido di “avanti bersaglieri!” veniva fulminato dal piombo nemico.
Fu decorato della medaglia di bronzo con questa motivazione: Muovendo animosamente all'attacco alla testa del proprio plotone, cadeva mortalmente colpito sul Monte Merzli - Vrh - Tolmino.
A lui è dedicato il giardino pubblico a lato dell'imbarcadero di Suna.

 

BIBLIOGAFIA:
Av.Vv., Pallanza ai suoi eroi, Airoldi Editore, Intra 1934, pp. 341-342.

 [Leonardo Parachini]

 

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