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Nava, Paolo

Intra, 15 giugno 1846
Intra, 16 giugno 1903

Figlio di Giovanni Battista e Elisabetta Cobianchi. Imprenditore nel settore della produzione dei cappelli di feltro, direttore di una ditta di import-export con l’Argentina. Sindaco di Intra dal 26 settembre 1895 al 23 marzo 1901.


«La vita di un tenacissimo lavoratore quale si fu Paolo Nava, fu stroncata quando egli agognava di riposarsi, di ritirarsi a viver tranquillo, nella intimità delle gioie domestiche. E ne avrebbe avuto diritto il povero amico nostro. Toccava appena i 57 anni, eppure poteva portarne al suo attivo ben 40 di lavoro poderoso indefesso, svariatissimo. Rimasto orfano di padre, in giovanissima età, 16 o 17 anni, si trovò capo famiglia, alla testa del commercio paterno di fabbricazione di cappelli di feltro, industria che andava allora fiorendo in Intra, si accinse a svilupparla con tanta intraprendenza ed audacia da impensierire la buona sua madre, la vecchierella arzilla che tutti ricordiamo e che di poco precedette il figliol suo nella tomba. Essa servì di prudente e vigile freno ai suoi primi passi commerciali. Ma la fortuna lo aiutò, e in breve volger di anni il piccolo laboratorio era trapiantato in un grande opificio. L’attività sua allora non conobbe più limiti. Non si accontentò o di attendere a sviluppare l’azienda già avviata, o di goderne i frutti. Ma ideò, impiantò e fece sorgere nuove industrie. Alla sua iniziativa si devono il cappellificio De Marchi, la fabbrica di nastri Maderna & C., e molti altri opifici che ebbero varia fortuna.
L’ultima sua iniziativa su diretta all’Argentina: vi impiantò una fabbrica di cappelli; e intorno alla stessa una intiera azienda di esportazione di prodotti italiani, ch’egli dirigeva di qui, e sorvegliava colà mediante l’opera dei nostri concittadini. Questo ebbe di speciale e di commendevole, che conobbe il suo personale, seppe giovarsene e giovagli. Non esitò mai a porre alla testa di queste case commerciali, che andò successivamente fomentando quelli che tra i suoi capi d’arte che con felice intuito egli ritenne atti a fare la sua e la loro fortuna; egli dava i capitali, essi l’opera. E parecchi di essi ora sono valenti, stimati e invidiati industriali. Non solo nel campo dell’industria si sviluppo la sua attività. Innamoratosi di quel ridente angolo di montagna, che è il pianoro di Miazzina, vi eresse case di villeggiatura, vi promosse la costruzione di un albergo, rese conosciuta e frequentata quella stazione climatica. Nella città nostra costruì un vero nuovo quartiere di fabbricati industriali e civili. Gli affari privati non bastarono ad assorbirne l’attività: della cosa pubblica egli si occupò sempre, e con passione. Eletto non ancora trentenne consigliere del Comune diede prova di tanto attaccamento al suo paese e alla sua prosperità, che gli elettori gli confermarono il mandato per trent’anni ininterrottamente; ed egli vi attese fino a questi ultimi mesi. Fu assessore e facente funzioni di sindaco. Ed infine nel 1895, mentre l’amministrazione attraversava una grave crisi d’inerzia, nominato sindaco. Egli seppe con energia dare nuovo impulso al Comune, sistemare la contabilità molto disordinata, estinguere le passività, sgravare il bilancio da inutili pesi e governare con universale plauso la banca municipale attraverso a difficoltà create dagli uomini e dalle cose per ben sei anni».

La Vedetta, 20 giugno 1903

[Leonardo Parachini]