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De Lorenzi, Giovanni

Intra, maggio 1829
Intra, 17 giugno 1874

Figlio di Giuseppe e Angiolina Franzosini. Medico, laureatosi nel 1854 presso l’Università di Torino; libero docente e poi professore straordinario di Anatomia presso lo stesso Ateneo. Deputato al Parlamento nel 1867, eletto nel collegio di Pallanza.  Riportiamo qui di seguito il discorso pronunciato nel novembre del 1908 presso l’Istituto Anatomico dell’Università di Torino dal professor Daniele Bajardi in occasione dell’inaugurazione del busto in marmo in ricordo del professor De Lorenzi.  Onorevoli colleghi, giovani egregi, sono passati 34 anni da quando fu iniziata la sottoscrizione per un ricordo a Giovanni De Lorenzi, professore di Anatomia normale nella nostra Università. Poco dopo ch’egli era morto, un valoroso artista e suo amico carissimo, il Della Vedova, ne aveva fatto rivivere nel marmo la severa e simpatica figura; ma indipendentemente dal volere di tutti non poté allora realizzarsi il voto dei colleghi, degli amici e dei discepoli.
Oggi, dopo tanti anni, il suo busto, dono della famiglia, ha potuto trovare il suo posto in questa scuola, alla quale aveva dato i più begli anni della sua vita, e della quale è stato vanto e decoro ed oggi lo accoglie qui il saluto festoso e riverente di tutti noi convenuti ad onorarne la memoria.
Giovanni De Lorenzi nacque a Intra nel maggio dell’anno 1829.  Giovanetto, coltivò con amore le lettere e si acquistò fama di poeta satirico fine ed elegante.
Nel 1848 il giovane poeta si fece soldato e il battaglione dei volontari della guerra d’indipendenza lo contò dei primi fra le sue file.
Deposta la carabina e venuto a Torino, scelse gli studi austeri della medicina, pur restando fedele alla sua musa, come ne fanno prova i giornali torinesi di quell’epoca, i quali andavano a gara nel riportarne
le briose ed eleganti poesie. Come studente era allora, quel che più o meno è stato sempre lo studente di Università, un vero capo scarico, che «alternando libri e mattie» divideva con gli altri

Le colpe e i fasti
Dei messi all’indice
Per capi guasti

Se non che un giorno, fra quelli destinati al redde rationem, uscì bocciato dall’esame di anatomia.
E quella fu per lui una buona giornata, perché da quel momento fermò il proposito di dare tutto il suo ingegno e tutte le sue forze allo studio di questa parte fondamentale delle scienze mediche. Né si smentì. Ottenuta la laurea nel 1854, restò a Torino e insieme al suo concittadino ed amico Lorenzo Restellini entrò allievo volontario nell’Istituto Anatomico, dove cominciò a lavorare colla serietà dello scienziato e colla passione dell’artista.
Tre anni dopo era assistente del professor Cristoforo Tomati, e mentre sotto la guida di quel valente maestro andava formando la sua robusta educazione di studioso e di insegnante, iniziava quella serie di preparati anatomici, che sono anche oggi ammirati e religiosamente conservati nel nostro Museo di Anatomia normale.  Nel 1864, forte degli studi anatomici compiuti, si presentò al concorso di aggregazione, ed in seguito a splendida vittoria riportata su serii e valorosi competitori, fu aggregato alla nostra Facoltà medico-chirurgica.
L’anno appresso, essendo succeduto al Tomati Lorenzo Restellini, egli fu incaricato dell’insegnamento dell’anatomia topografica nel quale continuò fino al 1867, cioè fino a quando la fiducia del popolo lo elesse rappresentante del Collegio di Pallanza al Parlamento nazionale. E allora, per compiere sul serio i doveri inerenti all’ufficio di deputato, rinunziò all’incarico col rispettivo stipendio. Esempio di onestà non troppo frequente ai tempi che corrono. Ma si trovò presto a disagio nel nuovo ambiente di Palazzo Vecchio. Franco, leale, dotato da natura di un carattere buono ma fiero e indipendente, si trovò in un campo, dove tutto faceva un contrasto stridente coi suoi alti ideali. E perciò fece presto ritorno alla quiete operosa del teatro anatomico, e in quella circostanza fu per lui bastevole compenso a questa prima amara delusione la festosa, entusiastica accoglienza, che gli fu fatta dai colleghi che lo amavano e lo stimavano, e dai suoi discepoli che avevano per lui una vera adorazione. Era un’adorazione giustificata dal grande amore col quale aveva atteso alla loro istruzione sia dalla cattedra colle sue limpide e magistrali conferenze, sia nei famigliari e quotidiani ritrovi della sala incisoria, dove egli, dissettore perfetto e disegnatore valentissimo, rendeva loro facile e proficuo lo studio delle parti più intricate del corpo umano.
Continuò ad insegnare Anatomia topografica fino al 1871, nel quale anno, morto l’amico Lorenzo Restellini, fu incaricato dell’insegnamento dell’Anatomia descrittiva. Ed anche in questo insegnamento più arido, più vasto, più difficile egli seppe mantenere alta la sua fama di maestro valente, d’insegnante insuperabile, tanto che a fine d’anno i suoi discepoli, cedendo all’impulso di un cuore generoso firmarono un indirizzo a S. E. il ministro della pubblica istruzione perché lo nominasse titolare della vacante cattedra.  Fu bandito il concorso e Giovanni De Lorenzi, rifiutato un ulteriore incarico, aperse un corso libero di anatomia descrittiva che fu solennemente inaugurato alla presenza di un imponente uditorio, composto di 500 fra professori, laureati e discepoli.  Intanto nel concorso, bandito per due volte, egli era sempre riuscito terzo; ma poiché nessuno dei vincitori aveva voluto salire quella cattedra così fieramente contrastata, S. E. il ministro della pubblica istruzione, cedendo al voto della Facoltà medica, finì col nominarlo professore straordinario. E così vedeva finalmente realizzato il sogno da lui accarezzato durante lunghi anni di studio e di lavoro. Se non che la lotta aspra, durata per due anni in un’ansia crudele, ne aveva logorato l’organismo già insidiato dal germe di una malattia che non perdona. A chi ebbe la fortuna di essergli amico ed assistente volontario ricorre in questo istante alla memoria la figura stanca del povero maestro, che pochi mesi prima di morire trascinava dalla casa all’Istituto Anatomico per dettarvi le sue ultime lezioni. Erano ancora lezioni limpide, eleganti e magistrali di una volta, ma erano pur troppo l’ultimo guizzo di una fiamma che sta per spegnersi.  Tornato in riva al suo bel lago vi moriva due mesi dopo, nella notte del 17 giugno 1874 a 45 anni appena compiuti.  Uomo di forte ingegno, ebbe pari a questo la bontà squisita d’animo, una rara modestia e la nobile fierezza del carattere.  Amò dello stesso amore la patria, l’arte e la scienza. Fu cultore appassionato delle scienze anatomiche e maestro insuperabile nell’arte d’insegnarle.
Tale fu l’uomo di cui oggi onoriamo la memoria.

NEL 1908 DOPO XXXIV ANNI DALLA MORTE
DI
GIOVANNI DE LORENZI
NATO AD INTRA NEL 1829
QUESTO MARMO SCOLPITO DA MANO AMICA
E DONATO DAL FIGLIO
DISCEPOLI AMICI AMMIRATORI CONCITTADINI
VOLLERO QUI COLLOCATO
PERCHÉ VENGA SERBATO IL RICORDO
DI LUI CHE PROFESSORE DI ANATOMIA ALL’UNIVERITÀ DI TORINO
CON GLI STUDI SEVERI CREBBE LUSTRO ALLA SCIENZA
CON LA PAROLA CALDA LUMINOSA
STIMOLÒ LE MENTI CONQUISTÒ I CUORI DEI DISCEPOLI
[epigrafe dettata da Corrado Corradini, scolpita da Cesare Biscarra]

Estratto dal Giornale della Regia Accademia di Medicina di Torino, 1909

 

Pubblicazioni:
Annotazioni anatomo–patologiche sulle ernie inguinali e crurale. – Tesi di concorso di aggregazione al collegio medicochirurgico di Torino, Tipografia letteraria, Torino 1864.
Prolusione al corso di anatomia topografica per l’anno scolastico 1865-66. Tipografia G. Favale, Torino 1865.
Estroversione di vescica orinaria. – Osservazioni lette alla Società di Medicina e Chirurgia di Torino (in «L’Osservatore, Gazzetta delle cliniche», vol. V-1868).
Anormale cavità cerebrale. – Comunicazione alla Società di Medicina e Chirurgia di Torino (in «L’Osservatore, Gazzetta delle cliniche», vol. V-1869).
Anomalia dell’arteria tibiale posteriore. (in «L’Osservatore, Gazzetta delle Cliniche,» vol. V-1869).
Commemorazioni anatomiche. – Prelezione al corso di anatomia nell’Università di Torino (in «L’Osservatore, Gazzetta delle Cliniche», vol. VI-1870).
La formazione umana subordinata allo sviluppo cerebrale. – Prolusione al corso libero di anatomia umana descrittiva nella Università di Torino (in «L’Osservatore, Gazzetta delle Cliniche», vol. VII-1871).
Caso di rara anomalia dell’osso malare. (in «Giornale della Regia Accademia di Torino» serie 3^, vol. X-1871, in «L’Osservatore, Gazzetta delle Cliniche», vol. VII-1871).
Rapporto sul Manuale di anatomia veterinaria del prof. C.F. Perosino. (in «Giornale della Regia Accademia di Medicina», serie 3^ vol. X-1871).
In occasione della inaugurazione del monumento al prof. Restellini. (in «L’Osservatore, Gazzetta delle Cliniche», vol. VII-1871).
Misure craniane e facciali del cranio del beato teologo Valfrè ed altre della testa del famigerato assassino Vincenzo Artusio. (in «Giornale della Regia Accademia di Medicina di Torino», serie 3^, vol. X-1871).
Considerazioni sopra alcuni caratteri atavici dello scheletro umano. – Apertura del corso libero di anatomia all’Università di Torino (in «L’Osservatore, Gazzetta delle Cliniche» vol. VIII-1872).
Commemorazione del dott. Giovanni Saviotti. (in «L’Osservatore, Gazzetta delle Cliniche», vol. VIII-1872).
1872. Tre nuovi casi di anomalie dell’osso malare. – Presentazione fatta alla Regia Accademia di Medicina di Torino (in «Giornale della Regia Accademia di Medicina di Torino,» serie 3^, vol. XII-1872).
Sull’esame della tavola anatomica sistema Cochard. – Relazione (in «Giornale della Regia Accademia di Medicina di Torino», serie 3^, vol. XII-1872).
Osservazioni intorno al cervello e al cranio di due microcefali. (in «Giornale della Regia Accademia di Medicina di Torino», serie 3^, vol. XV-1874).

 

Bibliografia:
Agostino De Antonis, Il “Giusti” intrese, in «La Gazzetta» 12/11/1927
Riguardo alla sua elezione a deputato nelle fila del Partito Liberale
«Il Lago Maggiore», 2/3/ 1867
«Il Lago Maggiore», 16/3/1867
«Il Lago Maggiore», 23/3/1867

Riguardo alla sua attività didattica presso l’Ateneo torinese
«La Bandiera dello Studente», 22/12/1865
«La Voce del Lago Maggiore», 8/12/1871
«La Voce del Lago Maggiore», 21/6/1872
«Gazzetta di Torino», 1/2/1871
«Gazzetta del Popolo», 1/12/1872
«Gazzetta del Popolo», 4/12/1872
«Gazzetta del Popolo», 9/1/1873
«La Gazzetta degli Studenti» 19/1/1873
«Giornale della Reale Accademia di Medicina di Torino», 1909

Riguardo alla sua produzione poetica
La notte dei morti, in «Il Lago Maggiore» 1/11/1857
Sublime amor; Il bidello; La notte dei morti. Leggende del Lago Maggiore, in «Il Laghista. Strenna del giornale Il Lago Maggiore»,Tipografia e Litografia Luigi Gaetini e Comp., 1858

Altri scritti
La legge e le borre, in «Il Lago Maggiore» 1/11/1857
Il dio Ventre, in «L’Operaio istruito» 21 e 31/10/1860

Inoltre scrisse numerosi articoli per il «Il Fischietto» presso la Biblioteca Civica Ceretti di Verbania sono conservati i seguenti documenti:
Lettera del Sindaco di Intra a Giovanni De Lorenzi di riconferma a membro del Comitato del Paese..., 28/5/1859. (busta 239) Necrologio manoscritto. (Busta 281)

 [Leonardo Parachini, Giorgio Margarini]