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Branca, Giulio

Cannobio, 11 dicembre 1850
Milano, 28 febbraio 1926

Figlio di Ludovico e Giuseppa. Nel 1880 sposò Felicita Todeschini, dalla quale ebbe cinque figli.

Fu scoperto giovinetto dallo scultore Giulio Bergonzoli (suo compaesano), che convinse il padre ad assecondare la sua vena artistica. Studiò all`Accademia di Brera, si perfezionò nelle botteghe dello stesso Bergonzoli e di Giovanni Strazza.

Nel 1869 ottenne il primo riconoscimento: vinse un saggio di scultura a Brera che gli permise di visitare l’Italia alla scoperta dei capolavori d`arte. Negli anni successivi partecipò alle Esposizioni di Vienna (1873) e Parigi (1878), ottenendo giudizi favorevoli.

1880 è la data del suo capolavoro: Rosmunda al banchetto di Alboino, scultura che Vincenzo Vela dichiarerà essere una ”opera delle migliori create” nella seconda metà dell`Ottocento.

Lavorò intensamente nel suo paese d`origine, ma soprattutto a Milano; tra il 1897 e il 1900 fu incaricato dei restauri del Duomo.

Molte le opere eseguite a Cannobio: Il Monumento patrio 27-28 maggio 1859 (1884); i monumenti al senatore Antonio Giovanola (1887), a Giovanni Branca (1911). E poi ancora, a Traffiume il Monumento ai caduti (1920) e le molte sculture che il cimitero di Cannobio conserva.

Una sua opera anche a Pallanza, il busto di Carlo Cavallini (1886), conservato nel giardino dell`Archivio di Stato. 


Bibliografia:

A. Fornara, Giulio Branca e la sua terra, in «Le Rive» 5-2000. Come ricordato in calce allo scritto, l`articolo è lo sviluppo di una ricerca avviata nell`anno scolastico 1999/2000 dalla classe 3^ Media B dell`Istituto Comprensivo di Cannobio.

[Leonardo Parachini]