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Antonietti, Giovanni

Monza
Milano, 4 gennaio 1898

«Martedì, 4 corrente, mancava alla nostra Città [Intra], all'arte, agli amici, un uomo essenzialmente buono e retto, un'intelligenza eletta, un nobile cuore: il maestro Giovanni Antonietti.
Nativo di Monza e appartenente a famiglia di musicisti venne fra noi circa vent'anni or sono quale maestro dell'allora nascente Società Euterpe, vincendo il concorso dalla stessa indetto sopra ben quaranta aspiranti. Dotato di serie e profonde cognizioni in tutti i più svariati rami dell'Arte musicale; dalla conoscenza perfetta cioè di tutti gli strumenti alla famigliarità colle più elevate discipline dell'armonia e contrappunto (apprese alla scuola del celebre Boucheron, del quale fu allievo prediletto), si fece in breve apprezzare, malgrado l'eccessiva sua modestia, veramente Maestro. I numerosi suoi allievi, sia di qui che dei dintorni, attestano luminosamente delle sue ottime qualità d'insegnamento serio e coscienzioso in un'arte di cui oggidì si fa troppo soventi solo un mestiere.
Anche nella composizione, a cui dedicavasi come svago e sollievo alle diuturne e faticose occupazioni di docente, si diede a conoscere per corretto ed originale, maggiormente emergendo nella musica sacra da lui coltivata con speciale amore e competenza non comune. Le numerose opere sue di tale genere, scritte con stile sempre severo ed elevato, sono di merito reale si da procurargli fama duratura qualora venissero conosciute in centri artistici di maggior importanza.
Pari alle doti dell'intelligenza erano in lui quelle dell'animo, mite e buono. Di costumi semplici, alieno da ogni esteriorità e rifuggente da tutto ciò che sapesse di vanto, dedicavasi esclusivamente all'arte sua e alla famiglia per la quale nutriva un vero culto d'affetto che solo chi lo conobbe da presso poté apprezzare.
Ed ora, che con crescente soddisfazione riceveva degno compenso alla sua laboriosa esistenza, la morte inesorabile e crudele lo tolse d'un tratto e troppo presto all'affetto de' suoi cari che in lui avevano valido sostegno e impareggiabile marito e padre; agli allievi, pei quali era oltre che maestro amico. Il vuoto da lui lasciato nella Città nostra e specialmente nella Società Euterpe difficilmente potrà colmarsi, d il ricordo suo in tutti coloro che lo avvicinarono dileguarsi mai più».

La Vedetta, 8 gennaio 1898

[Leonardo Parachini]