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Fantoli, Cesare

Pallanza, 20 giugno 1868
Forte dei Marmi, 7 giugno 1941

Cesare Fantoli nacque a Pallanza il 20 giugno 1868 da Antonio, geometra, e Luigia Cassani. Laureatosi a Torino in Ingegneria civile conseguì anche l'abilitazione in Elettronica, seguendo le lezioni di Galileo Ferraris. Nel 1889 conobbe a Pallanza re Carlo di Romania, ospite insieme alla moglie convalescente del Grande Albergo. Giovanissimo si trasferì in Romania occupandosi per il Ministero dei Lavori Pubblici della costruzione di ferrovie. Pur guadagnando fama in questo settore, preferì mettersi in proprio come ingegnere civile e imprenditore edile. Progettò numerosi palazzi, privati e pubblici, tra questi ricordiamo: l'ospedale, la centrale elettrica e la Scuola Ortodossa, tutti a Bucarest. Dopo l'occupazione tedesca della Romania, ritornò in Italia e si stabilì a Forte dei Marmi, dove morì il 7 giugno 1941.
Scrisse Romania Russia e Italia, osservazioni ed esperienze dell'ing. Cesare Fantoli. I proventi della vendita del libro, pubblicato nel 1918, andarono a "beneficio della Croce Rossa Romena". L'ingegnere Fantoli fondò a Bieno, sotto gli auspici del Comitato Verbanese della Dante Alighieri, una scuola pratica di disegno per gli emigranti. Il suo nome è inciso nella lapide in ricordo dei fondatori del Museo del Paesaggio di Pallanza.

 

«Sabato sera, sette giugno corrente, si è spenta a Forte dei Marmi una bella figura di concittadino: il dr. ing. cav. Cesare Fantoli, che all'estero onorò il nome d'Italia con l'ingegno e l'opera sapiente.
Laureatosi a Torino in ingegneria civile conseguì anche l'abilitazione in elettrotecnica la cui cattedra era tenuta in quell'Ateneo dal sommo Galileo Ferraris. Giovanissimo fu chiamato a prestare la sua attività presso il Ministero dei Lavori Pubblici di Romania, nella sezione strade ferrate. Le costruzioni di linee ferroviarie in montagna offrirono un vasto campo per mettere alla prova le capacità del giovane tecnico. Un giorno Egli fu incaricato di provvedere alla demolizione di un alto serbatoio di acqua, che per cattive condizioni del sottosuolo presentava un'inclinazione impressionante, Egli, occultando il suo disegno ai superiori, procurò loro la sorpresa di consolidare le fondazioni e di rimettere la torre in posizione verticale. L'arditezza dell'operazione valse subito a mettere in evidenza le singolari capacità del costruttore e avrebbe potuto spianargli la via ad una brillante carriera di funzionario: ma il suo spirito di intraprendenza e la sua indole ritrosa a freni d'orario e a soggezioni gerarchiche, lo spinsero a tentare la sorte dell'iniziativa individuale, nella capitale della Romania, che s'avviava a diventare una grande città, Bucarest fu quindi il campo principale della sua attività di ingegnere e di imprenditore.
La valentia professionale, la vivacità della parola, la serietà volitiva lo resero noto e caro agli uomini più eminenti dello stato romeno. Prìncipi e ministri si fecero da lui edificare suntuose abitazioni. Lo studio del progetto e l'esecuzione del più grande e moderno ospedale della capitale romena sono opera sua. La Centrale Elettrica di Bucarest, la Scuola Ortodossa, seminari, palazzi, sorsero maestosi, affidati alla sua esperienza maturata durante lunghi anni di febbrile attività. Il suo prestigio era così grande, che per le cerimonie funebri di re Carlo I, egli ebbe l'incarico di provvedere alle opere di decoro e alla tumulazione del defunto Sovrano in una settimana Bucarest e Curtea d'Arges, sede dello storico mausoleo regale, videro alzarsi a ornare corsi e piazze, pennoni grandiosi e pire fumanti. Le esequie raggiunsero la magnificenza di un corteo nuziale.
Le sue azioni, però, di uomo di cuore e di cittadino esemplare superarono i grandi meriti d'ingegnere sapiente, vissuto nel continuo sforzo di realizzare artistiche e grandiose opere edili. Tutti i dolori della colonia italiana di Bucarest, trovarono, durante il suo soggiorno in terra straniera, lenimento ed aiuto dalla sua inesauribile generosità. Tutte le iniziative per difendere i connazionali ed onorare il nome d'Italia ebbero il suo caldo patrocinio. Quando un grave disastro edilizio si abbatté sulla capitale seppellendo decine di vittime, l'ingegnere Fantoli fu chiamato a dirigere le opere di salvataggio. Egli assolse l'arduo e pericoloso compito con perizia e coraggio.
Coprì cariche pubbliche, fu per decenni Presidente della Commissione di Vigilanza della Scuola Italiana, ebbe onorificenze dal governo italiano, fu insignito della croce al valore dal governo romeno, raccolse le sue esperienze in un volume ricco di interessanti aneddoti Romania e Italia, che divulgò durante la Grande Guerra a beneficio della Croce Rossa Romena. Ma le vicende politiche della Romania, seguite all'invasione tedesca, falcidiarono molti frutti del suo intenso lavoro. Egli dovette ritornare in patria e si stabilì a Forte dei Marmi ove seguì con simpatia ed interesse l'opera del Regime.
Gravi sventure familiari si abbatterono successivamente su di lui, uomo di salda fede cristiana. L'ultima, la recente perdita del figlio rag. Franco, caduto a 17 anni al servizio della GIL, fu il colpo più forte che stroncò la sua robusta fibra di lottatore.
L'ora breve non permette di mettere in luce, come meriterebbe, la figura di questo illustre figlio della nostra città. Altri parlerà più degnamente. Noi ci inchiniamo, partecipando al cordoglio della Famiglia, in ispecie al dolore degli amici dr. comm. Luciano e Luigi, fratelli del defunto».

La Gazzetta del Lago Maggiore, 14 giugno 1941

[Leonardo Parachini]